BOLOGNA – Il basket italiano piange Dario Bellandi, figura importante sia per la storia della Fortitudo Bologna che del basket femminile, visto il suo apporto a Faenza e poi nella Bologna Basket School. Da dove, ad esempio, è uscita Benedetta Bagnara, azzurra e Premio Reverberi.
STORIA - Per quasi tre lustri, la Fortitudo Bologna è stata al vertice del basket europeo, nell'era-Seragnoli prima con le stelle affermate – Djordjevic e Esposito, Myers e McRae, Wilkins e Rivers, Fucka e Vrankovic – e poi con i grandi emergenti, come Basile e Delfino, Belinelli e Mancinelli, Lorbek e Diawara, Vujanic e lo stesso Smodis. Un'era che oggi, dopo le traversie della gestione Sacrati e con la militanza in B, sembra lontanissima. Un'età che portò due scudetti, una Coppa Italia e due Supercoppe Italiane, una finale di Eurolega e dieci finali-scudetto in undici anni, una lunga parentesi di gloria che iniziò grazie ad una soffertissima promozione in A1 nei playout 1993, quando la Fortitudo era guidata da Dario Bellandi, a sorpresa promosso dopo l'avvicendamento di Marco Calamai. Con Bellandi, la squadra dei Teoman Alibegovic e Dallas Comegys salì nel massimo campionato grazie alla vittoria nella drammatica sfida del 9 maggio 1993 contro Rimini, un successo che lanciò definitivamente munifica proprietà di Giorgio Seragnoli. Bellandi, ricordato da tutta la tifoseria della Effe (in primis la Fossa dei Leoni), è scomparso a 54 anni dopo che il cuore non ha retto ad un'operazione.
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Basket, l'addio a Bellandi Iniziò l'epopea Fortitudo
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